Sull’argomento, giunto alla nostra conoscenza grazie ai servizi che Striscia la Notizia sta proponendo ai propri telespettatori tramite le sempre interessanti inchieste di Max Laudadio, purtroppo non si conosce molto più di quanto sopra esposto.
Sebbene, infatti, le normative comunitarie e nazionali impongano, per qualsiasi alimento, di indicare con esattezza tempi e modi di realizzazione, confezionamento, trasformazione, origine, trasporto e quant’altro, così che il consumatore sappia in ogni momento, con certezza ed esattezza assolute, la composizione di quanto andrà a mangiare, pochissime panetterie italiane danno notizia del fatto che il pane venduto sia stato preparato con l’aggiunta dei miglioratori della panificazione.
Il motivo è da ricercarsi nel fatto che, stando a quanto dichiarato dall’Associazione Nazionale Panificatori, che riportano quanto espressamente ribadito in ambito internazionale sulla materia, i suddetti miglioratori non solo sarebbero totalmente innocui per la salute umana ma, nella maggior parte dei casi, verrebbero completamente dissolti in fase di lavorazione, non arrivando, dunque, ad essere presenti nel prodotto finale.
Il problema vero, dunque, sul quale il reporter di Striscia la Notizia starebbe cercando di attirare l’attenzione, sarebbe, propriamente, quello della qualità delle farine utilizzate.
Se è vero, infatti, come parrebbe esserlo, che non vi sarebbe alcuna prescrizione all’utilizzo dei miglioratori della panificazione, come si evince dalla revisione della normativa europea in materia, il loro utilizzo sarebbe molto dannoso giacché contribuirebbe a mascherare la scarsa qualità delle farine utilizzate che, venendo importate, senza alcun controllo, da Paesi Extracomunitari, potrebbero contenere pesticidi vietati dall’Unione Europea nonché numerosi altri elementi tossici.
Ciò avviene, purtroppo, nonostante le norme in materia di importazione indichino, in maniera davvero molto chiara e precisa, la necessità, per l’acquirente, di sincerarsi che quanto stia per entrare in Italia, sia esso proveniente dagli stati membri dell’Unione Europea o da Paesi esterni all’Unione, sia stato prodotto nel pieno rispetto delle norme comunitarie in materia.
La conclusione, parziale, alla quale sarebbe giunto Max Laudadio con la propria interessante inchiesta, sarebbe dunque quella che, piuttosto che un problema di qualità della filiera che, come abbiamo visto, è rispettosa dei regolamenti locali, nazionali ed internazionali, ci si troverebbe di fronte ad un problema di comunicazione al cliente che, per quanto sia tutelato ed ingerisca prodotti sani e genuini, vedrebbe veni meno l’applicazione del Regolamento CE n. 178 del 2002 sulla rintracciabilità degli alimenti