Come si fa il fritto misto alla piemontese

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Nonostante nel centro Italia il fritto misto per antonomasia è quello alla romana, anche il nord si difende bene inserendo la frittura di carne e verdure tra le ricette tipiche piemontesi. Non ci sarà il quinto quarto ma gli ingredienti portati in tavola, in fondo, non sono così diversi. Ecco come si fa il fritto misto alla piemontese. 

Il fritto misto alla piemontese è pubblicizzato molto meglio di quello alla romana, questo bisogna puntualizzarlo, visto che al piatto nordoccidentale è dedicata perfino una pagina su Wikipedia. È qui che scopriamo come la frittura sia stata pensata tantissimi anni fa per evitare gli sprechi legati alla macellazione della carne. Per questo, originariamente, nella frittura alla piemontese si usavano: animelle, rognoni, filoni, cervella, fegato e testicoli degli animali macellati, in genere agnelli, vitelli e maiali. 

La frittura è fatta passando questi ingredienti nel pangrattato prima della frittura. Si servivano anche in abbinamento al sanguinaccio proposto nel giorno successivo alla macellazione. Negli anni il piatto è stato completato con la proposta di verdure e frutta fritta così da costituire un piatto ricco e pieno di gusto, ideale per i giorni di festa. 

Tradizionalmente, alle interiora fritte, si univano anche le cosce di rana, le punte di cavolfiore con altre verdure di stagione, il semolino dolce e l’amaretto, nonché qualche salsiccia. Quello che però, oggigiorno vi portano a tavola, quando chiedete un fritto misto alla piemontese è un piatto che oltre agli ingredienti tradizionali ha lasciato spazio anche a petti di pollo, fettine di vitello, trote, anguille, mele, pesche e albicocche, così da accontentare un po’ tutti i gusti dei commensali. Quale delle due versioni preferireste che vi servissero?