Toscana a caccia di un grande vino bianco rappresentativo

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La Toscana, terra storicamente rinomata per i suoi grandi vini rossi come il Brunello di Montalcino, il Nobile di Montepulciano e il Chianti, si trova oggi di fronte a una nuova e audace sfida: identificare un grande vino bianco che possa rappresentare le sue aree interne.

grande vino bianco

La Toscana sta cercando un grande vino bianco identitario

Questa ricerca è particolarmente sentita alla vigilia della vendemmia 2025, a causa delle giacenze elevate che stanno mettendo sotto pressione il mercato. Per affrontare questa esigenza, è stato avviato un progetto ambizioso, che ha visto sedersi attorno allo stesso tavolo istituzioni e associazioni di peso nel settore vinicolo toscano. Lo scorso 18 luglio, presso l’Enoteca Italiana di Siena, si sono riuniti rappresentanti dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, dell’AIS Toscana, dell’Associazione Donne del Vino e del Consorzio Vino Toscana.

L’obiettivo comune è chiaro: individuare un vitigno e un profilo enologico che possano diventare il simbolo delle zone interne della regione, tradizionalmente vocate ai rossi. Il momento per questa iniziativa è particolarmente delicato. Da un lato, il settore vinicolo toscano deve fare i conti con il rischio di dazi negli Stati Uniti, un mercato cruciale che nel 2024 ha generato ben 400 milioni di euro di fatturato per il vino toscano. Dall’altro, si registra un calo generale della domanda, sia sul fronte interno che estero.

Per superare queste sfide si punta sia su approccio scientifico che economico. Il vitigno su cui si concentrano le maggiori attenzioni è il Trebbiano, che ha dimostrato notevoli capacità di adattamento e possiede caratteristiche tecniche promettenti. Mentre nel Nord Italia si è assistito a una crescita delle coltivazioni di vini bianchi, nel centro della penisola il Trebbiano è stato l’unico vitigno autoctono a bacca bianca a resistere in modo significativo.

Donatella Cinelli Colombini, delegata delle Donne del Vino della Toscana, ha sottolineato come la regione vanti varianti autoctone di Trebbiano, come il brucanico, il bobiano, il biancone e l’albano, che potrebbero rivelarsi particolarmente interessanti per questo progetto. Valorizzare il patrimonio dei vitigni bianchi autoctoni rappresenta una strategia a lungo termine per la Toscana, in linea con le nuove tendenze di consumo.

Le sfide poste dal cambiamento climatico e dalle mutate abitudini di consumo, in particolare tra i giovani, stanno spingendo l’interesse delle imprese toscane verso le aree appenniniche interne: dalla Lunigiana alla Garfagnana, dall’Amiata al Mugello e al Casentino. Studi preesistenti confermano la naturale predisposizione di questi vitigni a produrre grandi vini e la loro maggiore resistenza agli attacchi fungini rispetto ai vitigni rossi. Un progetto interessante che può essere una risorsa fondamentale per il futuro del vino toscano.

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