La cucina italiana non ruota attorno alle patate eppure nel nostro Paese, stando ad una ricognizione della Stampa, si coltivano almeno cinque tipi di patate eccezionali. Ecco di cosa stiamo parlando.
La patata novella di Galatina, la patata rossa di Colfiorito, la patata della Sila, la patata turchesa del Gran Sasso e la patata dell’Alto Viterbese. In pratica Puglia, Umbria, Calabria, Abruzzo e Lazio sono le regioni in cui è possibile appropriarsi nella maniera più gustosa e culturale di un alimento di base della dieta mediterranea. Ecco la descrizione delle qualità meno conosciute, quella pugliese e quella calabrese.
Da Galatina la novella Igp
È un particolare tipo di tubero della varieta “Sieglinde” coltivata nei territori in provincia di Lecce ed è così chiamata perché, grazie alle particolarissime condizioni microclimatiche del “tacco d’Italia”, riesce a giungere a maturazione con notevole anticipo rispetto alle comuni patate coltivate in altre aree dello stesso Salento.
La caratteristica del tubero della Sila
a caratteristica principale della “Patata della Sila” è quella di possedere una percentuale di amido superiore alla media. Ciò rende il tubero calabrese più nutriente e soprattutto più saporito delle altre patate italiane. A conferirle questa caratteristiche è l’areale di produzione situato sopra i 1000 metri di altezza dal livello del mare. È una patata di alta qualità con forti connotazioni organolettiche, caratteristiche date dall’essere l’unico prodotto di alta montagna coltivato nel centro del Mediterraneo.
Sul sito di Turismo.it rilanciato spesso da La Stampa si possono trovare non soltanto le descrizioni delle altre qualità di patate ma anche degli itinerari per i palati più raffinati. Siete pronti a viaggiare?