Il made in Italy che di italiano non ha proprio niente

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La cucina italiana ha delle caratteristiche e un gusto indiscusso che spesso all’estero provano ad imitare. L’EXPO che ha offerto ai visitatori numerose informazioni sulla cucina internazionale, ha portato in scena anche una serie di scempi. 

Di questo scempio che offende la cultura gastronomica tricolore e l’Italia in generale, ha parlato Repubblica che offre un’ampia galleria fotografica a riguardo. Ecco cosa scrive il quotidiano: 

In almeno un Paese su quattro tra quelli che partecipano ad Expo sono realizzate e vendute diffusamente “fantasiose ed imbarazzanti interpretazioni di piatti e prodotti alimentari falsamente italiani in sfregio all’identità del Made in Italy”. Che spesso si rifanno anche ai peggiori stereotipi sulla mafia. La denuncia in uno studio della Coldiretti divulgato in occasione dell’Assemblea nazionale ad Expo dell’organizzazione, che ha organizzato – per richiamare l’attenzione su questi “sfregi del made in Italy” – una esposizione proprio tra i padiglioni per mettere in mostra alcuni degli esempi più eclatanti: dal Thai Pesto, versione orientale del pesto ligure viene rivisitato in versione orientale, al kit statunitense che consente di preparare in casa Barolo e Parmigiano con apposite “polverine”; dalla “SauceMaffia” del Belgio alla Zottarella al caffè “Maffiozzo” in Bulgaria. “Expo può rappresentare un momento di svolta – sottolinea il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – per la tutela del patrimonio alimentare italiano, il più apprezzato, ma anche il più offeso nel mondo”. La Coldiretti sottolinea che a differenza di quanto avviene per la moda o la tecnologia “a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri ma soprattutto quelli emergenti o più ricchi”, a partire dagli Stati Uniti e dall’Australia. Negli Stati Uniti ad esempio il 99% dei formaggi di tipo italiano è realizzato in California, Wisconsin e nello Stato di New York. Il problema riguarda anche i salumi, l’olio di oliva e il pomodoro. “La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari – sottolinea Moncalvo – fa perdere al vero made in Italy oltre 60 miliardi di euro di fatturato all’estero che potrebbero generare 300mila posti di lavoro”. In proposito, il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha precisato: “Abbiamo superato le 500 azioni di tutela del made in Italy agroalimentare di qualità, in Europa e nel mondo. Nessun altro Paese ha questi risultati”.