Gravner, una storia lunga 7000 anni

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Gli antichi romani, si sa, bevevano il vino e ne bevevano tanto, ad ogni cena, pranzo o festa che fosse, il vino rosso dava un tocco speciale ad ogni evento, e pare proprio che questa tradizione sia rimasta intatta rafforzando solamente la qualità  e la produzione di questa bevanda divina.

Migliaia di anni fa, ricordando che la storia del vino è lunga 7000 anni, la fermentazione e la stagionatura del vino avveniva in giare di terracotta o argilla interrate lasciando in superfice solo il coperchio il quale veniva saltuariamente sollevato furtivamente per prelevare qualche armonia che solo il vino regalava. La giara interrata forniva ai nostri antenati un forte significato simbolico, paragonando il vino a un dono della madre terra ovvero un frutto che la terra portava in grembo. Inizialmente la produzione non era, come è facile intuire, molto organizzata e spesso il vino non riusciva a conservarsi per lunghi periodi e andava bevuto dopo pochi giorni o al massimo mesi di invecchiamento.

In Italia, un noto viticoltore ha voluto estrapolare la magia dell’antica giara per renderla produttiva anche nei giorni nostri creando così una rivoluzione della produzione del vino moderlo. Josko Gravner che con le sue vigne al confine tra l’Italia e la Slovenia ha voluto iniziare una produzione di vino alternativa, ma di origine antichissima. Gravner non intende portare alla produzione un vino buono o un vino cattivo, per sua nataura, per come è nato, il vino deve essere naturale e come tale non deve subire interventi invasivi, ma deve essere semplicemente accompagnato in una maturazione mai violenta.

Gravner affarma che solo conoscendo la vera natura della terra è possibile apprezzare un vino e non con le visioni distorte che il sistema di comunicazione moderno ci mostra giorno dopo giorno. Per apprezzare un vino sono necessari tutti i sensi dei quali il nostro corpo è formato e non bisogna solo focalizzare la nostra attenzione sul gusto e sull’olfatto, ogni percezione, ogni sensazione porta ad una corretta visione di un vino.

E questa è la visione poetica di Gravner che con gli anni e l’esperienza è riuscito a spingere la macerazione in anfore interrate anche fino a pasqua per poi fare un lungo passaggio di 2 anni in grandi botti di rovere di slavonia.

Gravner non usa tecniche di filtraggio che potrebbero portare via i batteri tipici del vino e i suoi lieviti e la solforosa viene aggiunta solo prima dell’imbottigliamento. Ogni vino che nasce da questi antichi e bucolici procedimenti merita una meditazione per ascoltare quello che la natura vuole comunicare, quello che la madre terra ha prodotto e che l’uomo è in grado di accompagnare fino alla completa maturazione.

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