È vero che la pasta riscaldata non fa ingrassare?

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Non si butta niente, figurarsi la pasta che oltre ad essere riutilizzata nella famosa frittata, può in alcuni casi essere anche riscaldata e mangiata magari aggiungendo qualche spezia in più rispetto alla ricetta originale.

Chi non ha mai mangiato la pasta riscaldata con il peperoncino piccante alzi la mano! Nessuno? È normale: la pasta riscaldata oltre ad essere un utile piatto antispreco è anche considerata molto gustosa e – udite, udite! – sembra anche faccia ingrassare meno della pasta in prima cottura.

Le persone in sovrappeso sono nemiche giurate della pasta: una dieta dimagrante sarà di certo povera di carboidrati anche se la tendenza di dietologi e nutrizionisti è verso l’alimentazione equilibrata. La pasta deve esserci anche se una volta consumata fa aumentare il livello di glucosio nel sangue, il che vuol dire che c’è un aumento di insulina per riportare il glucosio ai livelli normali che genera un nuovo senso di fame da soddisfare. È un circolo vizioso cui si può sfuggire in due modi:

1. arricchendo la dieta di alimenti pieni di fibre che riducono i picchi glicemici e diminuiscono il livello di zuccheri nel sangue;
2. concedendosi un piatto di pasta, ma riscaldata. Con questo stratagemma, dicono alcuni studiosi britannici, non c’è l’aumento brusco della glicemia.

A cosa si deve questa seconda piacevole soluzione? Secondo l’University of Surrey che ha condotto la ricerca, bisogna dire grazie al cosiddetto amido resistente che è una forma di carboidrato che non è è attaccato dagli enzimi digestivi. L’amido resistente si forma quando la pasta si raffredda, riducendo così il picco di glucosio, le calorie assunte e i chili di troppo.