La filastrocca delle patatine fritte

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Le patatine fritte sono di una golosità inaudita. Spesso si associano a qualcosa di dinamico, che so, la passeggiata con gli amici fatta condividendo le chips in busta, leccandosi le dita, scegliendo quelle più saporite per non farsi dire dagli amici che sei “un tipo da patatine normali”. Scherzi a parte sulle patatine c’è un mondo, fatto di tradizioni e cultura. 

La ricetta delle chips per Natale l’abbiamo già data ma questo non vuol dire che il discorso si sia esaurito. Anzi. C’è un paese, nemmeno troppo lontano dal nostro, in Europa, che fa delle patatine fritte un piatto nazionale. Le chiamano Frittes, in Belgio, e sono la specialità locale. Sono patatine tagliate a fiammifero, ma molto più grandi di quelli tradizionali, almeno 10 volte quelle del McDonald’s e sono fritte e servite bollenti con un insieme di salse a scelta. 

Le chips sono una cosa diversa e anche le nostre patatine fritte da asporto e al cartoccio sono “industriali”. Sono quelle congelate (spesso non di qualità eccellente), fritte e servite con tante salse quanta è l’acidità residua da coprire. Non c’è da stupirsi che i ragazzi ne vadano pazzi e i genitori la considerino una cosa (per non dire “schifezza”) da concedersi di tanto in tanto. 

Sulle patatine, ma penso si riferiscano a quelle fatte a mano in casa, ci sono anche delle poesie, delle filastrocche. Una, ricavata da un libro che ho la fortuna, il piacere e l’onore di avere in casa grazie ad un amico speciale, “Filastrocche da assaggiare”, è stata scritta da Olivia Cauzzo e Paola Pappacena. Provate a descriverla ad un bambino e ne vedrete la reazione divertente: 

La patatine fritte

Le patatine fritte e bollenti
sono di un grado gli aguzzi denti. 

Gialle, dorate, unte e fumanti, 
morbide dentro e fuori croccanti. 

Mangiarle ieri, oggi e domani, 
sarebbe un sogno, e in più con le mani. 

Le dita salate lecchiamo contenti, 
sperando che il drago perda altri denti.